TOMMY TEDONE

Rapporto Pendolaria, la Puglia resta indietro negli investimenti

Linee a binario unico, treni con frequenze a dir poco irrispettose dei cittadini; risorse economiche inadeguate a rendere più competitivo il mezzo pubblico su ferrovia rispetto a quello privato su strada; ritardi nella riattivazione di linee ferroviarie interrotte, sospese o abbandonate. Ed è ancora troppo lenta la transizione ecologica del settore dei trasporti nel nostro Paese. Questa è la fotografia scattata da Pendolaria 2023, il rapporto annuale di Legambiente sul trasporto ferroviario in Italia. Un Paese che ha bisogno di accelerare il processo di riconversione dei trasporti per poter rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e al loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990.

A livello nazionale le metropoli italiane presentano ancora tutti i problemi che si verificavano nell’era pre pandemia, e quindi con le stesse problematiche di invivibilità e insalubrità delle grandi città italiane, con inquinamento urbano alle stelle in diversi capoluoghi, sostanziale immobilità del traffico cittadino conseguenza del numero record di veicoli privati in circolazione (672 auto ogni 1.000 abitanti, quasi il 30% in più rispetto alla media di Francia, Germania e Spagna), e numeri da record sui danni alla salute da smog (più di 52.000 decessi annui da PM 2,5, pari a 1/5 di quelli rilevati in tutto il continente europeo).

Il ritardo infrastrutturale italiano rispetto ad altri Paesi europei è evidente con le linee metropolitane del nostro Paese che si fermano a 254 km totali: ben poco rispetto a Regno Unito (679 km), Germania (656) e Spagna (614). I km di metropolitane in tutta Italia sono paragonabili a quelli di città come Madrid (291,3) o Parigi (225,2). Inoltre in Italia ci sono 397 km di tranvie rispetto agli 835 km della Francia e ai 2.039 km della Germania. E ci sono 740 km di ferrovie suburbane, ben poco rispetto ai 2.038 in Germania, 1.817 km nel Regno Unito e 1.443 in Spagna.

Anche nei trasporti, infine, il divario tra Nord e Sud è insostenibile. È emblematico come manchino treni diretti tra Napoli e Bari o che esistano situazioni come quella della linea Palermo-Trapani, via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) e della tratta Corato-Andria in Puglia (ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti).

La Puglia conta un totale di 1.542 km di rete ferroviaria di cui 929km a binario doppio e 613km a binario semplice (il 39,7%). Sono invece 881 i km elettrificati e 661km non elettrificati (il 42,8%). Sui sistemi di sicurezza sono 699,5 i km con sistema SCMT e 133,7 con sistema SSC.

“Il processo di riconversione dei trasporti in Italia è fondamentale. – dichiara Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – Lo è se vogliamo rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990. In questo scenario la Puglia deve fare passi coraggiosi per trasformare radicalmente la mobilità nella regione, ma soprattutto risolvere criticità che da troppi anni hanno in ostaggio pendolari e cittadini, come la lentezza dei lavori della tratta Corato-Andria, ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti. Importante sarà aumentare il numero di corse per rendere sempre più appetibile, fruibile e accessibile il sistema ferroviario”.

In Puglia crolla il numero di viaggiatori rispetto al periodo pre pandemico, con un -65,1% passati da più di 150mila viaggiatori al giorno nel 2019 a poco più di 50mila nel 2021. Altro indicatore è quello del numero di corse che in Puglia si attesta a 889, posizionandosi a metà classifica in Italia tra la prima, la Lombardia, con 2173 corse e il Molise con sole 28 corse. Per quanto riguarda invece l’età media del parco treni circolante. In Italia la media è di 15,3 anni e la Puglia si attesta su quel dato con una flotta di 15,5 anni di anzianità, su un totale di 170 treni e il 43,4% dei treni con più di 15 anni.

Legambiente ha poi raccolto un elenco delle linee peggiori, ossia quelle situazioni, in diverso modo emblematiche, che evidenziano da dove si dovrebbe partire per rilanciare l’offerta di trasporto pubblico su ferro, con beneficio in termini di meno inquinamento e meno congestione nelle nostre città, ma anche di qualità della vita e ridotta spesa per le persone. In Puglia è da rilevare la tratta Bari-Bitritto che dovrebbe collegare in 20 minuti i due Comuni passando per Carbonara e Loseto, con una connessione alla linea Bari-Taranto. La linea è però ancora ferma, con il progetto che risale al 1986 e l’inizio dei lavori al 1989. Ora l’inaugurazione è prevista per il 2023 e si è in attesa dell’affidamento del servizio ferroviario e soprattutto un adeguato e moderno servizio con caratteristiche di ferrovia metropolitana e treni nuovi ed efficienti. Non va dimenticata in Puglia la tratta Corato-Andria, chiusa dal disastro ferroviario del 12 luglio 2016, nel tratto Ruvo di Puglia-Andria. Nel frattempo ci sono stati i lavori di raddoppio della tratta ma nessuna certezza sui tempi di riapertura. La riattivazione per il servizio passeggeri dovrebbe avvenire nei prossimi mesi, entro la primavera 2023, ma anche in questo caso è d’obbligo monitorare e puntare i riflettori su quella che rimane una delle linee nevralgiche della regione.