TOMMY TEDONE

In Puglia 60mila posti di lavoro in più, ma soffrono le donne e i giovani

Sessantamila occupati in più nel 2022 rispetto all’anno precedente ed esportazioni che superano per la prima volta dal 2000, la soglia dei 10 miliardi di euro.

Sono i numeri sull’economia della Puglia nel 2022 pubblicati dall’Istat nella sua banca dati, numeri che fotografano un’economia in crescita nonostante la pandemia, la guerra in Ucraina, il caro energia e la storica forbice tra Nord e Sud.

Gli occupati passano dunque dai 1,207 milioni del 2021 ai 1,267 milioni del 2022 e superano nettamente il dato precedente la pandemia (nel 2019 il numero di occupati si attestò a 1,216 milioni). Per aumento degli occupati la Puglia nel 2022 è la prima regione nel Mezzogiorno e la quarta in Italia dopo Toscana, Lombardia e Veneto.

I 60mila occupati in più innalzano il tasso di occupazione di 2,7 punti percentuali (da 46,7 del 2021 a 49,4 del 2022), e abbassano il tasso di disoccupazione di 2,5 punti percentuali (da 14,6 del 2021 a 12,1 del 2022), mentre il tasso di inattività si riduce di 1,5 punti percentuali.

Il miglioramento si registra anche a livello congiunturale: tra il terzo e il quarto trimestre del 2022, il tasso di occupazione sale di 1,1 punti passando dai 49,6 ai 50,7 punti, mentre in termini assoluti gli occupati aumentano di 25mila unità (da 1,272 milioni del terzo trimestre al 1,297 del 2022).

Il tasso di occupazione della Puglia supera quello del Mezzogiorno (pari a 47,1 nel quarto trimestre 2022 e a 46,7 nell’intero anno 2022) di 3,6 punti a livello congiunturale (tra terzo e quarto trimestre 2022) e di 2,7 punti a livello tendenziale (tra 2022 e 2021).

Da segnalare inoltre il record della città di Bari che si colloca al primo posto tra i grandi comuni meridionali e al nono posto tra i grandi comuni italiani con un tasso di occupazione del 54,7% e un tasso di disoccupazione di 8,8 punti percentuali, preceduta da Torino (8,1 punti) e seguita da Palermo (20,6 punti percentuali).

“Il motivo della nostra soddisfazione – spiega l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci – non è tanto nei numeri, benché in netto miglioramento rispetto al 2021 e al periodo precedente la pandemia, quanto nella qualità dell’occupazione. L’aumento dei lavoratori in Puglia coinvolge principalmente i dipendenti a tempo indeterminato, che crescono di 38mila unità, e i lavoratori indipendenti, mentre risultano in calo gli occupati a tempo determinato, segno della vitalità delle imprese e degli imprenditori ma anche una risposta alle nostre politiche che hanno generato negli anni un aumento di occupati di oltre 37mila unità, agevolando più di 17mila imprese”.

Ottimi risultati anche sotto il profilo delle esportazioni. La crescita della Puglia nel 2022 rispetto al 2021, è stata nell’anno del 14,8%.

Sui dati si registra anche il commento del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo: “È sicuramente positivo il dato dei 60mila occupati in più nel 2022 – dice – rispetto all’anno precedente in Puglia, ma la qualità del lavoro e i divari di genere, generazionali e tra territori indicano la necessità di impegno ancora maggiore sul versante occupazionale, anche alla luce numerose vertenze aperte che delle ricadute che il rincaro do materie prime ed energia sta avendo sia sulle imprese che sui redditi delle famiglie”.

“Il primo dato qualitativo che salta all’attenzione è che torna ad aumentare il numero dei lavoratori indipendenti, ben 26mila in più rispetto al 2021. Non vorremmo fosse il risultato di quanto paventato da alcuni economisti rispetto a interventi sul fisco – tipo la flat tax per le partite iva – che rendono per le imprese più conveniente mantenere rapporti di collaborazione che di dipendenza”.  

Altro dato che preme sottolineare al segretario della Cgil è quello “relativo alle figure più fragili del mercato del lavoro pugliese, ovvero donne e giovani. Le prime rappresentano appena un terzo degli occupati ed il 33% di esse è impegnato in rapporti part time contro un 17% come dato medio complessivo. Inoltre dei 1,2 milioni di occupati e passa meno di 170mila sono gli occupati under 29. I settori prevalenti per donne e giovani sono servizi, commercio, ristorazione, tutti quei settori dove più alti sono i livelli di sfruttamento ed elusione contrattuale. C’è scarsa offerta di lavoro qualificata, che risponda a quei profili altamente formati ai quali a fronte di lavori sfruttati e malpagati non resta che decidere di spendere altrove le proprie conoscenze. Per questo diciamo che occorre far crescere qualitativamente tutto il sistema d’impresa pugliese, sostenere innovazioni di processo e prodotto, guardare con attenzione e crescita omogenea di tutta la regione. Perché – conclude Gesmundo – vi sono aree più dinamiche e altre meno, ed è compito delle istituzioni sostenere quei territori in ritardo e determinare occasioni di sviluppo e occupazione per tutta la Puglia”.