TOMMY TEDONE

In piazza contro l’autonomia differenziata, la Puglia si mobilita

Una grande manifestazione regionale da tenere sabato 18 febbraio, per dare visibilità concreta alle preoccupazioni legate alle conseguenze che ricadrebbero sulle regioni più deboli a seguito dei progetti di riforma di autonomia differenziata. “E dimostrare – spiega Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia – che qui c’è una classe dirigente e un tessuto sociale, politico, economico che vuole essere protagonista di un grande movimento che non solo si oppone a progetti divisivi del Paese ma vuole favorire una sostanziale unità che passa dall’uguaglianza nell’accesso a diritti e servizi, a prescindere da dove si viva”. È l’esito dell’assemblea pubblica promossa questa mattina presso la sede regionale della Cgil a Bari dalla vasta alleanza di associazioni sottoscrittori di un protocollo di consultazione, che ha chiamato a raccolta istituzioni, politica, mondo della cultura, economisti, intellettuali.

“Siamo qui per condividere una grande preoccupazione che arriva soprattutto dai nostri territori. Non è la prima volta che proviamo a costruire argine a derive politiche che non valutano le opportunità che il Mezzogiorno può mettere a disposizione del Paese più giusto e forte, in grado di affrontare anche le grandi emergenze internazionali, dalla guerra alla crisi economica”, ha affermato Gesmundo nell’introdurre i lavori. “Qui costruito da tempo abbiamo costruito una grande alleanza, associazioni collaborano e costruiscono assieme visioni e iniziative, condividendo analisi. Alleanza che abbiamo formalizzato con un protocollo circa la necessità di un lavoro collegiale che favorisca partecipazione e democrazia, indirizzando scelte politiche indirizzate all’inclusione, alla cooperazione. Oggi siamo assieme su questo tema dell’autonomia, che rischia di far crescere disuguaglianze”.

Tra gli intervenuti, in collegamento web, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. “Dal decreto Calderoli risulta con chiarezza che non c’è alcuna volontà di finanziarie un riequilibrio tra Nord e Sud rispetto a livelli essenziali delle prestazioni. Progetto per noi non accettabile e vicenda politica delicata. Essendo questa riforma una condizione di sopravvivenza del patto di Governo, c’è il rischio annunciato del tentativo di riequilibrare questa segmentazione delle competenze con una sorta di presidenzialismo che andrebbe a peggiorare ancor più le cose. Siamo al paradosso”.

Nicola Colaianni, già magistrato della Corte Costituzionale, ha ricordato come “si possono fare autonomie nei limiti e nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 119 della Costituzione. Allora prima si fa fondo perequativo per regioni con minore capacità fiscale. È evidente che senza questo passo ci troveremmo con profonde differenze tra regioni. Se prendiamo la sanità come servizio pubblico essenziale, e leggiamo i report di Gimbe, negli ultimi dieci anni le regioni che hanno promosso le intese per l’autonomia sono ai primi posti per prestazioni fornite, quelle del Sud agli ultimi posti. Con una ulteriore beffa: la mobilità passiva che deriva da minor capacità di rispondere ai bisogni di cura, ha portato alle regioni del Nord 14 miliardi. Non è però questione di contrapposizione Nord-Sud. Siamo impegnati affinché si adempi al dovere inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Questa è la battaglia a difesa della nostra Costituzione”.

Tra le teste d’ariete della lotta questa riforma di autonomia differenziata c’è l’economista Gianfranco Viesti, intervento in assemblea: “Prima di tutto ci tengo a dire che è importante che organizzazioni nazionali come la Cgil prendano posizione su questo tema che evidentemente investa tutto il Paese. Non sono un nostalgico centralista, tuttavia il decentramento va organizzato bene e quello italiano non funziona. L’organizzazione dei poteri tra Stato, Regioni e Città è secondo me uno dei motivi per cui stenta l’economia e non funzionano i servizi. C’è confusione su chi fa che cosa. Conflitti tra centro e periferia, le regioni tra loro collaborano poco, le regioni sono più importanti delle città che però sono il luogo più prossimo ai bisogni delle persone. C’è il tema delle risorse che devono essere uguali per tutti: qualità e quantità dei servizi non può dipendere dalla ricchezza dei territori. Non funziona così, nonostante lo preveda la Costituzione. Regioni che chiedono tutte le competenze di fatto vogliono costruire piccoli stati in uno stato. Uno Stato arlecchino così non esiste in nessuna parte del mondo. Autonomia differenziata non fa interesse ai cittadini del Nord, rafforza solo il potere delle classi dirigenti. Raccontiamolo a tutti i cittadini, del Nord e del Sud.

“Dovrebbe in ogni caso materia regina dell’attività parlamentare, e invece non c’è traccia di questo. Il Parlamento è stato completamente esautorato”, ha ricordato l’onorevole Gianmauro Dell’Olio, Vicepresidente Commissione Bilancio della Camera. Pasquale Chieco, Sindaco di Ruvo e componente Anci Puglia, ha sottolineato le difficoltà dei Comuni all’atto di redazione dei bilanci: “La spesa storica ha visto gli enti con minor capacità di spesa e quindi spesa minore, di ricevere sempre trasferimenti inferiori. E così si sono costruiti i divari. Noi dobbiamo invece lavorare per rendere prima possibile tutti uguali i cittadini italiani. La questione del Lep non è affatto legata all’autonomia, i Lep sono dovuti, non è che sono una gentile elargizione in cambio della quale abbracciamo una riforma che fa al Paese quando è stato già ben spiegato”.