TOMMY TEDONE

Fu un errore umano a provocare la strage dei treni sulla Corato-Andria

E’ stato un errore umano a causare l’incidente ferroviario sulla tratta Corato-Andria, gestita da Ferrotramviaria, il 12 luglio del 2016 e nel quale persero la vita 23 persone e 51 rimasero ferite. E’ quanto deciso al termine di una Camera di Consiglio durata circa cinque ore il Tribunale di Trani (collegio presieduto dalla giudice Carmen Anna Lidia Corvino, con Sara Pedone e Marina Chiddo giudici a latere). Irrogate due condanne e 14 assoluzioni.

I condannati sono Vito Piccarreta, capostazione in servizio ad Andria, e Nicola Lorizzo, capotreno del convoglio partito dalla stessa stazione e sopravvissuto allo scontro. Per Piccarreta la pena è di 6 anni e mezzo mentre per Lorizzo è di 7 anni. Assoluzione invece per il capostazione in servizio a Corato, Alessio Porcelli.

Tutti assolti anche gli altri imputati: il direttore generale di Ferrotramviaria, Massimo Nitti e Michele Ronchi, direttore di esercizio della società, per i quali l’accusa aveva chiesto 12 anni; Enrico Maria Pasquini, ai vertici di Ferrotramviaria fino al 2013 ma non al momento dell’incidente (per il quale erano stati chiesti 12 anni); Giulio Roselli, all’epoca dirigente a capo della divisione infrastruttura, per il quale l’accusa aveva chiesto una pena a 9 anni.

Assoluzione anche per il dirigente coordinatore centrale Francesco Pistolato; Vito Mastrodonato, dirigente della divisione passeggeri macchinisti e capitreno; Francesco Giuseppe Michele Schiraldi, capo unità organizzativa tecnica; Tommaso Zonno, della divisione passeggeri; Giandonato Cassano, ferroviere e istruttore. Inoltre, Virginio Di Giambattista, dirigente del Ministero delle Infrastrutture, e Alessandro De Paola, direttore Ustif. Per tutti questi imputati l’accusa aveva chiesto condanna a 6 anni.

Picarreta e Lorizzo dovranno risarcire le parti civili in solido con la società Ferrotramviaria. Per la stessa azienda è stato tuttavia escluso l’illecito amministrativo perché “il fatto non sussiste”.

Per il castello accusatorio della procura, l’impatto fu determinato da un errore umano ma anche dai da mancati investimenti per la sicurezza. In realtà al momento dell’incidente era già in corso la gara d’appalto per il raddoppio della tratta, partita il precedente mese di aprile e conclusa nella seconda metà del mese di luglio. Peraltro, a fine 2015 la Regione Puglia aveva chiesto e ottenuto che i finanziamenti comunitari fossero rimodulati a valere dal Fesr 2014 al Fesr 2020. Questo perché alcuni ricorsi al Tar ed al Consiglio di Stato (entrambi inutili perché non vincenti) relativi ad una traccia precedente del percorso Bari-Barletta, avevano di fatto bloccato l’iter e traslato i tempi.

In questi quasi sette anni, comunque, i lavori sulla tratta in questione sono terminati e la stessa è stata riaperta al traffico ferroviario lo scorso 3 aprile.