Si è tenuta questa mattina, nel carcere per adulti “F. Rucci” di Bari, l’inaugurazione dello spazio finalizzato all’accompagnamento educativo di figli minori e familiari di persone detenute, un presidio incentrato sull’accoglienza e attenzione alle bambine e ai bambini che vivono la separazione forzata da un genitore.
L’evento, al quale sono intervenute l’assessora al Welfare Francesca Bottalico, la direttrice del carcere Valeria Pirè e la coordinatrice del progetto Elena Santoro, rientra nell’ambito del programma socio-educativo “Genitorialità oltre le sbarre”, promosso dall’assessorato comunale al Welfare e realizzato dagli educatori del Centro servizi per le famiglie di Carrassi, San Pasquale e Mungivacca e gestito dalla cooperativa sociale Progetto Città.
Lo spazio, allestito con materiali ludici e artistici, è stato abbellito con un grande murales realizzato durante i laboratori educativi e artistici che hanno coinvolto i figli minori dei detenuti.
“In questi anni il welfare e i programmi di sostegno al benessere dei bambini e degli adolescenti si sono sviluppati in maniera trasversale in ogni contesto, formale e informale, con particolare attenzione a quelli più vulnerabili – ha commentato Francesca Bottalico -.In quest’ottica è stato avviato “Genitorialità oltre le sbarre”, con l’obiettivo di sostenere la genitorialità e la relazione educativa tra minori e genitori detenuti.
Lo spazio colorato e confortevole inaugurato questa mattina è stato pensato per offrire ai minori la possibilità di svolgere attività ludico-ricreative nel contesto carcerario durante gli incontri con i genitori detenuti, contribuendo così a sostenere bambini e ragazzi nel ricostruire una relazione segnata dal trauma di un allontanamento forzato.
Proseguiremo in questa direzione avviando spazi di sostegno pedagogico e psicologico con l’idea di offrire una possibilità concreta nella ricostruzione dei rapporti affettivi”.
“Gli operatori della casa Circondariale di Bari sono particolarmente felici di questa collaborazione – ha sottolineato Valeria Pirè – che suggella un’attenzione e una presa in carico di un disagio che è lo stesso del territorio, e che rende trasparenti i muri del carcere e intellegibili e decodificabili, grazie al lavoro dell’assessorato al Welfare e degli operatori sociali impegnati, le nostre criticità”.
“È un’esperienza molto arricchente – ha dichiarato la coordinatrice Elena Santoro – in quanto ci permette, in via sperimentale, di approcciarci ad un contesto socio-economico e culturale molto particolare. Il nostro approccio pedagogico non può prescindere dalle realtà che si presentano di volta in volta durante gli incontri”.